Perchè il 25 Novembre?
Il 25 Novembre 1960, venivano assassinate le tre sorelle Mirabel dopo essere state torturate psicologicamente e fisicamente. L’accusa? Patria, Minerva e Marìa Teresa avevano avuto troppa voce nell’esprimere il proprio dissenso verso la dittatura trujillista, avevano osato chiedere libertà, parità, avevano voglia di cambiare il paese e di cambiare il ruolo della donna in quel momento storico difficile.
Da quell’episodio i movimenti femministi sudamericani hanno promosso una serie di appuntamenti sul tema della violenza di genere, fino al 1980, quando si svolse il primo appuntamente internazionale femminista a Bogotà.
Violenza? No comment.
Ci vogliono convincere che in Occidente non sia più necessario parlare di “violenza di genere” perchè l’acquisizione dei diritti sembra aver determinato una parità sostanziale tra uomini e donne. Ci vogliono convincere che le uniche violenze sulle donne avvengano per mano dei migranti, strumentalizzando la violenza per portare avanti politiche razziste.
Noi non ci siamo. Le statistiche parlano chiaro: il 38% delle violenze sulle donne avvengono tra le mura di casa, spesso per mano di familiari o amanti, spesso frutto di una cultura sessista e patriarcale ancora latente nella civiltà occidentale.
Nel 2011 in Italia le donne si vedono negate le libertà fondamentali, la libertà di scelta sul proprio corpo viene continuamente negata quando vengono, anche solo proposte, leggi come il protocollo Cota o la legge Tarzia che impongono di fatto una quasi totale cancellazione della legge 194.
Nel 2011 in Italia, le donne, nell’istruzione, non riescono ancora a trovare una propria collocazione. 7Non sono pochi i casi, infatti, di studentesse ricattate per un voto, per una promozione o le ragazze che, nelle scuole, non vivono al meglio il proprio corpo o la propria sessualità a causa dei compagni e dei professori. Le donne, secondo alcune ricerche, riescono meglio nello studio, si laureano prima, ma trovano più difficilmente un posto di lavoro, rimanendo, oltretutto, ai piani più bassi rispetto agli uomini.
Secondo un sondaggio, analizzando un campione di donne lavoratrici e uomini lavoratori di età tra i 25 e i 64 anni, il 12% delle donne ha un titolo di studio equivalente o superiore alla laurea contro il 10% degli uomini, il 21% delle donne sono laureate in corso, contro solo l’11% degli uomini.
Nel 2011, le donne sono ancora costrette a scelte obbligate: scegliere se fare un figlio o no, se lavorare o stare a casa, scelta troppo spesso dipendente dai ricatti morali sul posto di lavoro o dalle dimissioni in bianco, dalla rinuncia a promozioni e carriera.
C’è chi dice che la crisi colpisce tutti allo stesso modo, ci dicono che la crisi non ha genere, FALSO!
La crisi accentua le discriminazioni di genere imponendo scelte lavorative restrittive alle donne, imponendo politiche di welfare che non guardano alla donna come soggetto che svolge una vera e propria attività lavorativa non remunerata, anche al di fuori delle mura del luogo di lavoro.
La risposta “C’è crisi” non ci basta.
L’uscita dalla crisi non può prescindere da un altra idea di parità di genere, perchè ripensare un nuovo modello economico sociale e politico più democratico ed inclusivo deve essere realizzabile.
Pretendiamo nuove politiche di welfare che guardino DAVVERO alle politiche di genere.
Pretendiamo un vero ministero delle pari opportunità, che si opponga fermamente alle politiche sessiste imposte dalla cancellazione dell’articolo 18.
Pretendiamo che venga rispettata la NOSTRA libertà di scegliere sul nostro corpo.
Pretendiamo di essere visitate in ospedali dove non esistano più obiettori di coscienza, vogliamo andare in consultori senza Movimento per la Vita, vogliamo che la legge sia una, e venga rispettata.
Pretendiamo di poter vivere il nostro corpo come ci pare, senza dover subire i giudizi di altri.
Pretendiamo un mondo all’altezza dei nostri sogni.
NON VOGLIAMO UNA CRISI DEL GENERE!
Scarica il volantino! Partecipa anche tu alle nostre iniziative!
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