martedì 15 maggio 2012
C'è del marcio nella marcia per la vita
Si è svolta domenica a Roma la 2^ edizione della marcia della vita; la manifestazione antiabortista patrocinata dal Campidoglio ha visto in prima fila la partecipazione del sindaco Alemanno che ha dichiarato di “ritrovarsi molto nei valori della marcia”, ma oltre il primo cittadino anche movimenti di estrema destra come Forza Nuova e Milithia Christi oltrechè studentesse fuori sede reclutate sul web a suon di quattrini tramite infojob.it sono stati evidentemente spinti da profonda convinzione a sfilare per difendere il valore indisponibile della vita contro gli attacchi di “sempre nuovi strumenti di morte”: la pillola RU486, Ellaone, pilllola del giorno dopo, legge 194/1978 .
Ma se cè evidente del marcio tra i 15.000 manifestanti che ieri hanno festeggiato la festa della mamma inscenando una parata di foto di feti morti insanguinati e intonando “L’aborto è violenza, è omicidio” , ce n’è ancora di più nelle loro motivazioni, nella difesa a spada tratta della vita. La vita in potenza di alcune cellule, usate strumentalmente per strattonare la psicologia e controllare, stavolta si con violenza, i corpi delle donne, piuttosto che tutte le altre? Piuttosto che la vita distrutta di donne stuprate e gravide? Piuttosto che la vita assillata di dubbi di adolescenti che si scontrano con i problemi della sessualità e della maternità? La vita di alcune cellule, siano pure 5 milioni, piuttosto che quelle delle 130 donne vittime di femminicidio nel 2011, o quelle degli oltre 1000 morti sul lavoro? L’elenco delle vite deliberatamente ignorate dalla Marcia della vita potrebbe continuare all’infinito.
Sta di fatto che i pro-life che ieri hanno attraversato Roma accusano di assassinio le donne che decidono di abortire, chiamano “genocidio silenzioso” e “sterminio di stato” la legge 194/78 sulll’interruzione volontaria dela gravidanza, a 31 anni esatti dal voto referendario e mentre il senso stesso di quella legge viene svuotato quotidianamente dagli obiettori politici; detto altrimenti, con un’intransigenza preoccupante e una trecentesca miopia accusano di omicidio indistintamente chi decide di interrompere la gravidanza e paragonano una legge che di fatto ha il potere di tutelare la libertà di scelta e la vita delle donne ad una “licenza di uccidere”. Non sembrano scossi dal minimo dubbio i pro-life nell’augurare l’inferno alle assasine solo presunte, di cui non sembrano conoscere nè i nomi nè le storie, nello stabilire il grado d’importanza delle loro vite, non si fanno scrupoli nell’additare come scientificamente e moralmente giusta la propria opinione e non se ne farebbero a doverla imporre. Chi difende la vita non sembra ricordarsi che è vita anche quella di chi non può o non vuole avere un figlio, è vita la possiblità di scegliere, è vita il dubbio, e questa cozza profondamente col fascismo dell’imposizione psicologica e del controllo del corpo.
Non crediamo nelle maledizioni e ci sentiamo anzi, come studentesse e studenti della Rete della conoscenza, sinceramente allibiti dalla “caccia alle streghe” cui istiga il Movimento per la vita. Proprio perchè vogliamo difendere la vita, crediamo che non si possano fare passi falsi circa la libertà sessuale e la libertà di scelta; più che patrocinare marce integraliste e negazioniste le istituzioni dovrebbe riflettere su quanto sia importante difendere la legge 194, l’educazione sessuale nelle scuole, dovebbe farsi promotore dell’uso degli anticoncezionali tra i giovani piuttosto che additarli come “strumenti di morte”.
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